Condono edilizio, purtroppo non ci sono buone notizie: la sentenza della Cassazione

Tema da sempre controverso, quello del condono edilizio. E oggi, sul punto, interviene anche una sentenza della Cassazione

Con la proposta avanzata in queste settimane dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è ritornato a parlare di condono edilizio. Da sempre una misura controversa e che suscita polemiche. E oggi una sentenza della Cassazione aggiunge perplessità sul punto. Ecco cosa hanno deciso i giudici della Suprema Corte.

Condono edilizio, Cassazione
Il condono edilizio, da sempre un tema molto controverso – (architectours.it)

Il condono edilizio è una procedura legale che consente di regolarizzare opere edilizie realizzate in violazione delle norme urbanistiche e edilizie vigenti. Questo strumento può riguardare una vasta gamma di situazioni, dalle costruzioni senza autorizzazione ai cambiamenti di destinazione d’uso non consentiti.

Nonostante il condono edilizio possa sembrare una soluzione rapida per risolvere situazioni di illegalità edilizia, è spesso oggetto di critiche e dibattiti. Molti sostengono che il condono possa incoraggiare la violazione delle norme edilizie e urbanistiche, premiando coloro che hanno agito al di fuori della legge. E oggi, a proposito di legge, la Cassazione mette un punto importante sul tema.

Condono edilizio: la sentenza della Cassazione

Il recente pronunciamento della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11406 del 19 marzo 2024, getta luce sulla disciplina riguardante il rilascio del secondo condono edilizio, regolamentato dalla legge n. 724/1994. Questa legge stabilisce che possono essere oggetto di sanatoria solamente le opere abusive che non superino un incremento volumetrico del 30% rispetto alla condizione originaria, oppure ampliamenti superiori a 750 metri cubi, con la condizione che i lavori siano stati conclusi entro il 31 dicembre 1993.

Condono edilizio, Cassazione
Condono edilizio: la sentenza della Cassazione – (architectours.it)

La sentenza della Corte di Cassazione ribadisce che il rispetto della data del 31 dicembre 1993 è cruciale per la valutazione della condonabilità degli abusi edilizi. Non è ammesso compiere lavori aggiuntivi sull’opera abusiva dopo questa data, fatta eccezione per interventi di rifinitura secondo la legge n. 47/1985 o per completare opere non finite a causa di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali.

La sentenza sottolinea che qualsiasi ulteriore intervento sull’opera abusiva con l’obiettivo di renderla sanabile dopo il termine stabilito dalla legge è considerato un tentativo di aggirare la disciplina legale. Anche nel caso di autorizzazioni paesaggistiche condizionate, che possono essere emesse solo entro il termine previsto dalla legge, la realizzazione di ulteriori interventi sull’abuso da condonare è in contrasto con il rispetto del termine imposto dalla normativa.

La sentenza conferma l’efficacia dell’ordinanza di demolizione nel caso di opere realizzate successivamente alla scadenza per il rilascio del condono edilizio. I giudici hanno respinto il ricorso, confermando che qualsiasi intervento effettuato dopo il termine imposto dalla legge esclude la possibilità di sanatoria e conferma l’obbligo di demolizione.

In conclusione, la sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che il rispetto del termine per il completamento delle opere è essenziale per la valutazione della condonabilità degli abusi edilizi, e qualsiasi intervento successivo a questa data comporta l’esclusione della possibilità di condono edilizio.

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